Nevica forte, la mattina che incontro Battista, e subito iniziamo a parlare di sci di fondo.
Battista ha 70 anni, è un meccanico in pensione ed è sportivo da sempre. Nato a Sedrina in Val Brembana, in provincia di Bergamo, ha iniziato a 10 anni con il calcio, poi è arrivata la corsa, lo sci alpinismo, lo sci di fondo.
È stato detentore del record del giro dei rifugi orobici (circa 80 km con 5000 metri di dislivello).
Nel 2005 è andato da casa sua, a Sedrina, fino a Capo Nord: 4028 km in 59 giorni, con una media di quasi 70 km al giorno. In questa avventura aveva al seguito un amico con il camper per i rifornimenti.
Arriva poi un 2006 a stelle e strisce con un coast to coast da Miami a Portland: 5500 km in 70 giorni, con una media di quasi 80 km al giorno in condizioni climatiche a volte estreme. In questo caso Battista era seguito da un amico in macchina e da uno in bicicletta.
Nel 2007 ha fatto il giro d’Italia, partendo da Cogoleto, in provincia di Genova (isole e Alpi comprese): 6500 km con una media di 85 km al giorno, anche qui seguito da un camper e da un amico in bicicletta.
Nel 2012 Battista supera il precedente record sulla distanza di 19100 km che era del quarantacinquenne Serge Girard, mettendoci 239 giorni, ben 21 in meno (1800 km circa di vantaggio, non so se rendo l’idea): 80 km al giorno in media, contro 73.ù
L’impresa è stata portata a termine dopo alcuni tentativi, che avrebbero minato la volontà di chiunque, ma non di Battista: una volta è stato fermato da una frana (dei sassi l’hanno colpito), un’altra è stato bloccato da una forte tendinite e la terza volta, quando già aveva percorso 4000 km, è stato aggredito da due balordi che per derubarlo lo hanno picchiato e accoltellato. Anche l’ultimo tentativo, poi riuscito, non è stato privo di difficoltà: una febbre molto alta stava per fermarlo.
Sarà l’aria che tira a Sedrina che ha questo portentoso effetto? Questo piccolo paese ha dato i natali anche a Felice Gimondi, amico intimo di Battista. «È stato fortunato» dice «che io non abbia avuto la possibilità di andare in bicicletta, altrimenti avrebbe dovuto farmi da gregario».
Quando tocco l’argomento alimentazione mi sento elencare cose tipo: latte, miele, pasta, carne, frutta. Moderazione e semplicità, quindi, e quasi nulla l’integrazione, che il nostro podista vede quasi con diffidenza.
Ora sogna di attraversare il Canada e di poter utilizzare la sua immagine per aiutare gli altri, soprattutto i ragazzi disabili per i quali lo sport potrebbe essere un aiuto terapeutico miracoloso.
Nel caso, ho prenotato un’altra intervista.
Laura: 19100 km è la distanza tra Parigi e Tokyo. Lei li ha percorsi quasi tutti sulle strade della Valcamonica (Brescia) vero?
Battista: Sì, alloggiavo in un albergo a Lovere (Bergamo), un paese sul lago d’Iseo, e poi ogni mattina partivo prima del sorgere del sole (d’estate anche alle 2:30 di notte per evitare il caldo). Non importava tanto la direzione, quanto far chilometri. La sera rientravo in hotel e, se necessario, avevo a disposizione un massaggiatore.
L: 239 giorni sempre di corsa. Nemmeno un giorno di riposo?
B: No, ho corso sempre, dal 4 marzo al 18 ottobre. Se mi fossi fermato anche un solo giorno, il record sarebbe stato annullato; dovevo fare almeno qualche km. Il giorno in cui ho fatto meno strada è stato quello in cui sono salito al ghiacciaio Presena per fare il Sentiero dei Fiori; ci tenevo a percorrere i suoi famosi ponti tibetani. Il giorno in cui ho fatto più strada invece, ho percorso 101 km perché era un po’ che desideravo superare i 100 km in un giorno; in quella occasione mi sono addormentato mentre correvo e sono finito in un canneto. Sono arrivato con 21 giorni di anticipo sulla tabella di marcia e, tra l’altro, gli ultimi 3 giorni ho dovuto rallentare in modo da arrivare di domenica, quando mi era stata organizzata la festa. Ho perso più di 50 km, ma ne è valsa la pena.
L: Come ha convalidato il record?
B: Utilizzando un GPS. Ogni sera trasmettevo i dati alla mia società sportiva, l’ASD Runners Bergamo.
L: Che velocità manteneva?
B: Le prime ore facevo circa i 9-10 km/h, poi gradualmente rallentavo fino a camminare, in modo da recuperare un po’.
L: È vero che l’università di Verona ha voluto studiarla per capire le reazioni del fisico sotto sforzi intensi?
B: Sì, ho compilato delle schede con diversi dati: come ad esempio il battito cardiaco e la temperatura ambientale. Speriamo ne esca qualcosa di utile.
L: Avrà consumato un bel po’ di scarpe…
B: Avevo con me otto paia di scarpe, che cercavo di alternare. Ogni giorno ne cambiavo almeno due.
L: E come si gestiva con l’alimentazione?
B: (Ride) È lì il segreto. Le prime due ore erano a stomaco vuoto, poi rientravo in camera e facevo colazione con tè, marmellata, miele, cereali. Quindi riempivo il mio marsupio con le provviste per la prima parte della giornata: tre piccoli panini con il salame o la bresaola, marmellata, miele, una banana e un’arancia. Intorno alle 14:00 rientravo di nuovo in albergo, bevevo una bibita e mangiavo ancora tre panini, di cui almeno uno col salame e poi tanta frutta. A cena invece mangiavo un pasto completo al ristorante. Bruciavo circa 5000 kcal al giorno.
L: Integratori?
B: Pochi, non li desideravo. E poi ho la mia filosofia: se prendi integratori è come se non fosse più farina del tuo sacco. Secondo me è un po’ una mania per far spendere soldi. Ho preso, raramente e quando ne sentivo proprio la necessità, un integratore di vitamine e sali minerali. Bevevo normalmente acqua, avevo una piccola borraccia da 200 ml che riempivo di fontana in fontana… ormai conoscevo a memoria quelle con l’acqua più buona. L’integratore che mi dava più la carica era il caffè del bar al Lago di Rogno, era diventata come la mia seconda casa. Mi fermavo tutti i giorni, dopo i miei 80 km; lì riposavo un po’ la testa leggendo un attimo il giornale, bevendo quel caffè che mi dava una carica enorme.
L: Il corpo come ha reagito?
B. Benissimo, non sono mai andato così bene come quest’anno. Sono aumentato di un kg, da 65 a 66 kg. Io di solito calo di peso quando sto fermo, tutto al contrario della gente normale.
L: Era sempre solo?
B: No, a volte incontravo amici che mi aspettavano per fare un pezzo del loro allenamento assieme a me, anche se poi ognuno prendeva la propria strada. Facevo molto volentieri due chiacchiere anche se non potevo permettermi di aspettare o rincorrere qualcuno, avevo una tabella precisa da rispettare.
L: Mi racconta un episodio particolare che le è accaduto durante questi otto mesi?
B: Un episodio molto intenso è stato l’incontro con un ragazzo di colore in evidente difficoltà. Gli ho dato i pochi euro che avevo con me e i miei panini (qui Battista si commuove, ma il sorriso torna al ricordo di essere poi andato lui stesso in crisi di fame). L’ho cercato ancora i giorni seguenti, per sapere come stava, ma non l’ho più visto.
L: Qual è stata la maggiore difficoltà?
B: L’unica cosa che ha rischiato di fermarmi è stata la testa, non il fisico; ogni tanto sentivo che mi abbandonava il coraggio e c’è stato un momento in cui ho avuto paura di non farcela. Allora cercavo di fare un po’ di salita, mi aiutava a liberare la mente. Avevo il pensiero dei miei cari a casa, preoccupati per me. Per fortuna ho avuto il sostegno dei miei familiari e di tanti amici. Per questo ci tengo molto a ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato, in particolare la gente della Valcamonica.
L: Ha ripreso a correre?
B: Per ora no, sono stanco.
Credo che i pensieri che occupano la mente in situazioni così estreme non si possano, né debbano, dire. Ma sono convinta che sportivi come Battista abbiano tanto da dirci. E, per quello che può contare, rappresentano per me la vera essenza dello sport come metafora di una vita semplice ed equilibrata.
(Articolo scritto per La Scuola di Ancel)
Molto interessante questo articolo! È incredibile quello che ha raggiunto quest'uomo!!
RispondiEliminaBattista è proprio un grande sportivo! :)
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