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Junk food |
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Per
cibo spazzatura non si intende solo quello dei fast
food o degli snacks confezionati ma anche cibi particolarmente
impoveriti in elementi nutritivi, cibi eccessivamente manipolati da
processi industriali e alimenti addizionati con sostanze la cui
innocuità non è sempre certa né dimostrata.
Nei primi anni del 1900 il
pane
era praticamente solo 'nero', ovvero integrale. Era però anche duro da
masticare, a causa della sua componente di fibra. Il pane bianco,
quindi, si è diffuso rapidamente, indossando la veste di cibo migliore,
più facilmente masticabile e digeribile e che si alterava con molta meno
facilità.
Con il processo di raffinazione però viene scartato il germe del seme che contiene una quantità incredibile di
elementi nutritivi
preziosissimi: oli insaturi, vitamine del gruppo B, oligoelementi rari,
aminoacidi essenziali, enzimi di ogni tipo, ecc. Inoltre, insieme con
la crusca, contiene una buona quantità di fibra alimentare, altrettanto
utile ai nostri processi digestivi quanto enzimi e vitamine.
Nel momento in cui ingeriamo
alimenti raffinati,
noi quindi assumiamo delle 'calorie impoverite' da vitamine, minerali
ecc. Il risultato sarà che andremo ben presto a cercare nuovo cibo nel
vano tentativo di saziare quella fame, ben più importante, che il cibo
raffinato non ha soddisfatto.
Può apparire complicato ma
abituarsi a non fare uso di cibi spazzatura è più facile di quanto
sembri e tutto inizia al supermercato. Molto importante infatti è
imparare a leggere con attenzione le
etichette dei
prodotti alimentari per una maggiore consapevolezza di ciò che mangiamo
ogni giorno; un trucco per facilitare questa operazione è che gli
ingredienti in etichetta sono per legge riportati in ordine di peso e
quindi possiamo facilmente individuare quei prodotti troppo ricchi di
zuccheri e sale.
Altre sostanze cui fare attenzione sono: i
nitriti e nitrati (che devono essere eliminati faticosamente attraverso
fegato e reni sotto forma di urea), i polifosfati (che hanno la spiccata
tendenza a legarsi al calcio) e i solfiti aggiunti ai vini per il loro
effetto antimicrobico e chiarificante.
Una categoria di alimenti che merita un discorso a parte è quella dei
grassi idrogenati,
presenti in numerosissimi cibi, e costituenti principali delle
margarine. Si tratta di oli saturati con atomi di idrogeno fino a
renderli semisolidi, con forma e sapore simile al burro, ma con valore
biologico molto inferiore.
Veleni più nascosti e quindi insidiosi, purtroppo sono
gli antibiotici, gli estrogeni e i fitofarmaci
usati in agricoltura e negli allevamenti. Ricordiamoci però che in
Italia e in Europa esiste una legislazione recente e molto ben fatta a
tutela di chi si affida a prodotti con la dicitura 'biologico' che
stabilisce regole precise di coltivazione.
Anche l’assunzione eccessiva di
sale
è da evitare. Chi è iperteso, o ha scarsa funzionalità renale, farà
bene a limitare l’assunzione di sali, o di quei cibi che ne contengono
in quantità elevate (prodotti da forno, formaggi, noccioline salate,
patate fritte ecc.).
Altra abitudine da perdere è quella di sostituire lo zucchero con i
dolcificanti artificiali come
la saccarina, l’aspartame, l’acesulfame, i ciclammati per due buoni
motivi: il primo è di tipo prudenziale, visto che non esistono dati
certi sulla loro innocuità, il secondo è che la percezione di un sapore
falsato inganni la nostra mente, facendoci credere di poter disporre di
alcune sostanze, che poi invece non troviamo nel cibo prescelto.
In
altre parole, se ho bisogno di carboidrati perché ho svolto un duro
allenamento in palestra, e scelgo di dissetarmi con una bibita light
(contenente dolcificante), sazio a livello mentale il mio bisogno di
zuccheri, ma a livello fisico di zuccheri non ne assumo proprio.
L'invito
che quindi mi piace fare è un po' quello di fare un salto nel passato e
ritornare a quelli che erano considerati cibi poveri.
(Articolo pubblicato su
www.informasalus.it)