sabato 24 marzo 2012

Infuso o decotto?

Due termini che spesso vengono confusi ed utilizzati impropriamente.

L’infuso è il più semplice utilizzo delle erbe. Per eseguirlo correttamente bisogna usare preparati finemente sminuzzati, in modo da aumentare la superficie di contatto, su cui andrà versata dell’acqua bollente (in genere la concentrazione può variare dal 2 al 10%). L’ideale è utilizzare una tisaniera: una tazza alta, stretta, con coperchio, in ceramica o porcellana un po’ spessa in modo che possa mantenere a lungo il calore; alcune hanno già incluso il filtro. Il tempo di infusione è variabile, in base al tipo di erbe, ma in genere è intorno ai 6-10 minuti, tempo che corrisponde a quello impiegato dalla bevanda ad intiepidirsi.
Questa preparazione va bene ad esempio per gli olii essenziali, molto volatili e delicati, che non devono bollire.

Se invece si vogliono ottenere principi attivi da materie prime particolarmente coriacee (foglie dure, cortecce, ecc) è meglio il decotto che prevede una lunga bollitura eventualmente preceduta da una macerazione in acqua fredda. La quantità di erbe da usare è minore (dal 2 al 5%) rispetto all’infuso e i tempi di macerazione ed ebollizione dipendono da quale parte della pianta si usa: basteranno 10-15 minuti per foglie o gemme, mentre servirà un tempo più lungo per cortecce o radici. Il tutto poi va, ovviamente, filtrato.

Un piccolo consiglio: generalmente si tende a miscelare più tipi di prodotti vegetali sia per sommarne le proprietà che per migliorare il sapore: a tal proposito è raccomandabile non miscelare più di 3 – 5 piante nello stesso preparato in modo da evitare possibili interferenze tra i diversi componenti.

Da ricordare che i preparati (infusi o decotti) sono più attivi appena fatti ed è meglio non conservarli per più di 24 ore. Inoltre meglio non riscaldare una seconda volta le preparazioni ma è preferibile tenerle in un thermos, pronte e calde al momento dell’uso ad esempio nella pausa al lavoro, come alternativa al caffè posticcio della macchinette

(Articolo scritto per La Scuola di Ancel)

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