sabato 7 gennaio 2012

Spazzatura nel piatto

Junk food
Per cibo spazzatura non si intende solo quello dei fast food o degli snacks confezionati ma anche cibi particolarmente impoveriti in elementi nutritivi, cibi eccessivamente manipolati da processi industriali e alimenti addizionati con sostanze la cui innocuità non è sempre certa né dimostrata. 

Nei primi anni del 1900 il pane era praticamente solo 'nero', ovvero integrale. Era però anche duro da masticare, a causa della sua componente di fibra. Il pane bianco, quindi, si è diffuso rapidamente, indossando la veste di cibo migliore, più facilmente masticabile e digeribile e che si alterava con molta meno facilità.

Con il processo di raffinazione però viene scartato il germe del seme che contiene una quantità incredibile di elementi nutritivi preziosissimi: oli insaturi, vitamine del gruppo B, oligoelementi rari, aminoacidi essenziali, enzimi di ogni tipo, ecc. Inoltre, insieme con la crusca, contiene una buona quantità di fibra alimentare, altrettanto utile ai nostri processi digestivi quanto enzimi e vitamine.

Nel momento in cui ingeriamo alimenti raffinati, noi quindi assumiamo delle 'calorie impoverite' da vitamine, minerali ecc. Il risultato sarà che andremo ben presto a cercare nuovo cibo nel vano tentativo di saziare quella fame, ben più importante, che il cibo raffinato non ha soddisfatto.

Può apparire complicato ma abituarsi a non fare uso di cibi spazzatura è più facile di quanto sembri e tutto inizia al supermercato. Molto importante infatti è imparare a leggere con attenzione le etichette dei prodotti alimentari per una maggiore consapevolezza di ciò che mangiamo ogni giorno; un trucco per facilitare questa operazione è che gli ingredienti in etichetta sono per legge riportati in ordine di peso e quindi possiamo facilmente individuare quei prodotti troppo ricchi di zuccheri e sale.

Altre sostanze cui fare attenzione sono: i nitriti e nitrati (che devono essere eliminati faticosamente attraverso fegato e reni sotto forma di urea), i polifosfati (che hanno la spiccata tendenza a legarsi al calcio) e i solfiti aggiunti ai vini per il loro effetto antimicrobico e chiarificante.

Una categoria di alimenti che merita un discorso a parte è quella dei grassi idrogenati, presenti in numerosissimi cibi, e costituenti principali delle margarine. Si tratta di oli saturati con atomi di idrogeno fino a renderli semisolidi, con forma e sapore simile al burro, ma con valore biologico molto inferiore.

Veleni più nascosti e quindi insidiosi, purtroppo sono gli antibiotici, gli estrogeni e i fitofarmaci usati in agricoltura e negli allevamenti. Ricordiamoci però che in Italia e in Europa esiste una legislazione recente e molto ben fatta a tutela di chi si affida a prodotti con la dicitura 'biologico' che stabilisce regole precise di coltivazione.

Anche l’assunzione eccessiva di sale è da evitare. Chi è iperteso, o ha scarsa funzionalità renale, farà bene a limitare l’assunzione di sali, o di quei cibi che ne contengono in quantità elevate (prodotti da forno, formaggi, noccioline salate, patate fritte ecc.).

Altra abitudine da perdere è quella di sostituire lo zucchero con i dolcificanti artificiali come la saccarina, l’aspartame, l’acesulfame, i ciclammati per due buoni motivi: il primo è di tipo prudenziale, visto che non esistono dati certi sulla loro innocuità, il secondo è che la percezione di un sapore falsato inganni la nostra mente, facendoci credere di poter disporre di alcune sostanze, che poi invece non troviamo nel cibo prescelto.

In altre parole, se ho bisogno di carboidrati perché ho svolto un duro allenamento in palestra, e scelgo di dissetarmi con una bibita light (contenente dolcificante), sazio a livello mentale il mio bisogno di zuccheri, ma a livello fisico di zuccheri non ne assumo proprio.
L'invito che quindi mi piace fare è un po' quello di fare un salto nel passato e ritornare a quelli che erano considerati cibi poveri.

(Articolo pubblicato su www.informasalus.it)

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